TRADIZIONE FESTE E FOLKLORE



LA SETTIMANA SANTA

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Riti della settimana santa ad Adrano (Catania). Una tradizione lunga più di 250 anni. 

La Domenica delle Palme si rappresenta la "Via Crucis", a cura dell'Associazione del Rosario. Il Giovedì Santoprocessione del Cristo alla Colonna. Il giorno successivo, Venerdì Santo, la mattina, si svolge la processione della Madonna Addolorata e la sera quella del Cristo Morto. La notte tra il Sabato Santo e la Domenica di Pasqua, nella Chiesa Madre, si svolge la Resurrezione.

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La mattina di Pasqua vengono portati in giro per la città le tre statue del Salvatore, della Madonna e dell'Angelo. Nella tarda mattinata, in piazza Umberto, si svolge la sacra rappresentazione settecentesca della Diavolata, in gergo "I Diavulazzi 'i Pasqua". Segue l'Angelicata, che con la "Diavolata" forma l'opera di Anselmo Laudani "La Risurrezione". Finita la sacra rappresentazione, davanti la chiesa di Santa Chiara, avviene l'incontro tra Maria e Gesù, la cosiddetta "Pace". 

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La manifestazioni di carattere religioso la "Diavolata", chiamata in gergo "I Diavulazzi di Pasqua", si svolge la  domenica di Pasqua.

La Diavolata, da alcuni anni, viene riproposta la sera, con effetti suggestivi resi da un'artistica illuminazione d'ambiente. Tra le manifestazioni di carattere religioso la "Diavolata", costituisce un chiaro esempio di commistione tra elementi pagani e cristiani. Essa, rimasta intatta nel tempo e per questo unica nel suo genere, fa parte del testo de "La Resurrezione", scritto nel 1752 dal poeta locale Don Anselmo Laudani.

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Ogni anno, nella mattina del giorno di Pasqua , si rinnova questa tradizione settecentesca che si tramanda da padre in figlio. Prima della rappresentazione vengono portati in giro per la città i tre protagonisti del dramma: ilSalvatore, con un mantello rosso, la Madonnavestita di rosa, e l'Angelo, abbigliato con un abito ricoperto di nastri di seta e coccarde multicolori. Sul palcoscenico posto davanti al colonnato della chiesa Madre viene allestita la scenografia che rappresenta una selva infernale con al centro un volto diabolico e un sepolcro vuoto. I personaggi principali sono i diavoli (Lucifero, capo dei ribelli, Belzebù Signore delle Mosche, Astarot, con le sue 40 legioni), la Morte, eterna nemica dell'uomo, l'Umanità, simbolo della speranza, e l'Arcangelo Michele, avversario del demonio. I diavoli cercano di convincere l'Umanità a restare dannata poiché il cadavere di Gesù Cristo, che è risorto, non è più nel sepolcro, ma interviene l'Arcangelo Michele, sconfiggendo definitivamente Lucifero. Segue "L'Angelicata", rappresentazione che costituiva la seconda parte del dramma di Don Laudani ma che viene messo in scena solo dal 1980. Di questa seconda parte non risulta storicamente chiara la destinazione e le modalità di rappresentazione. Il dramma narra l'incontro tra Maria e il figlio Risorto, il quale la proclama Regina del Cielo. 


Storia e culto del Santo adranita Nicolò Politi

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Nicolò Politi nacque ad Adrano nel 1117 da Almidoro e Alpina (illustre famiglia dei Politi). Secondo il più antico agiografo (Padre Ottavio Caetani) i suoi genitori, avanti negli anni, attraverso preghiere, digiuni ed opere di misericordia ottennero dal Signore questo unico figlio. Già in fasce suscitava meraviglia, perché si asteneva senza patirne dal latte materno il mercoledì, il venerdì ed il sabato.

La sua fanciullezza fu segnata da eventi prodigiosi, testimoni di una fede solida. Profondamente devoto alla Vergine Maria, innamorato della SS. Trinità, scelse di votare la propria vita al Signore.

All'età di 17 anni i genitori di Nicolò decisero le sue nozze con una fanciulla di buona famiglia, nonostante la volontà del figlio di consacrarsi a Cristo. Così la notte prima delle nozze, un messaggero celeste recò al giovane la risposta alle sue preghiere: «Nicolò! Alzati e seguimi! Ti mostrerò un luogo di penitenza, dove, se vorrai, potrai salvare la tua anima.» Fu così che il giovane Politi fuggì dalla propria casa, trovando rifugiò in una grotta chiamata "Aspicuddu", alle falde dell'Etna. La famiglia, sconvolta, si mise sulle sue tracce ed a tre anni dalla sua scomparsa fu prossima al suo rifugio, allorquando un angelo avvisò Nicolò di partire verso il Monte Calanna, nel territorio di Alcara Li Fusi, per non perdere lo stato di grazia fino a quel momento conquistato. Nicolò abbandonò così la sua terra natìa, guidato secondo la tradizione da un'Aquila reale, diretto verso i monti Nebrodi.

Durante il viaggio subì la tentazione del demonio attraverso le lusinghe di un ricco mercante che tentò di distoglierlo dal compimento della volontà di Dio, che nulla poté contro la incrollabile fede e la purezza verginale di Nicolò.

Prossimo al Monte Calanna, in una zona arida e rocciosa, assetato, seguendo il consiglio celeste, percosse con il suo bastone crociato un grande masso dal quale scaturì una sorgente di acqua con la quale poté dissetarsi.

A poca distanza dalla sorgente trovò la sua nuova dimora, uno speco di roccia sede di animali selvatici. Da quel luogo poi individuò dalla parte opposta della valle il Monastero di Santa Maria del Rogato, che scelse come cenobio di riferimento ove accedere nel giorno di sabato ai sacramenti della Penitenza e della Comunione, guidato nel suo percorso spirituale dall'Abate Cusmano, detto il Teologo.

Trascorse trent'anni tra il suo eremo ed il cenobio, nascosto al resto del mondo, cibandosi di erbe e del pane angelico, pane portato, secondo la leggenda, dall'Aquila Reale. Il 14 agosto, secondo la tradizione devozionale, ricevette l'"avviso celeste" che gli preannunciò la sua prossima morte; il giorno successivo si recò alla Chiesa del Rogato, dove rivelò a don Cusmano la sua imminente morte.

Il 17 agosto 1167 la morte lo trovò in ginocchio, durante la preghiera, mentre mani invisibili davano voce alle campane di Alcara e del Rogato.

 

Il 7 giugno 1507 papa Giulio II, dietro supplica della comunità di Alcara, che richiese la ratifica dell'avvenuta traslazione del corpo del "Beato Nicolao" entro la città e l'autorizzazione al culto pubblico e solenne, accolse la supplica con breve apostolico, riconoscendo la santità di Nicolò Politi ("Nicolao de Polito", che in alcune alcune copie del Breve è erroneamente riportato come "Nicolao delo Cito") e autorizzando il culto del Santo con le relative celebrazioni presso Alcara e presso l'eremo del Calanna dove il santo morì.

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Dal 1679 la festa del Santo veniva celebrata il 17 Agosto, anniversario della morte. Nel 1748, per concessione del Pontefice Benedetto XIV, essa venne trasferita al 3 Agosto. Il popolo adranita chiese questo trasferimento, affinché la festa potesse essere celebrata nell’intervallo tra altre due feste principali: quella di S. Pietro l’uno agosto e quella della Madonna della Catena, il cinque Agosto.

Da allora la festa continua a celebrarsi il 2, 3, e il 4 Agosto. Molto bella, simbolica e rappresentativa, La volata dell’angelo. Un bimbo vestito da angelo si trova all’altezza di 12 metri sospeso da un filo d’acciaio tra palazzo bianchi e la chiesa madre.

Il fanciullo giunto in prossimità del fercolo recita la seguente ode sacra:

Silenzio popolo. Salve, o Nicola: i secoli Ti chiameran beato! Inno immortal di gloria in ciel ti sarà cantato! A Te che fosti intrepido con l’alma e con la fé e il cor serbasti incolume dell’universo al Re, Nell’ora  del perielio A te ricorreremo, nel dì della vittoria uniti a Te saremo, In questo dì solenne Di gloria e di amor gridiamo uniti: viva, viva il fulgido  San Nicolò Politi

 

 Poi lancia un mazzo di fiori verso il Santo Nicolò e risale in alto.